E TU CHI SEI?

di Francesca Piccari

«E tu chi sei?»

disse Gloria sbirciando da una finestrella del capanno degli attrezzi del nonno.

Da dietro il vecchio tagliaerba sbucavano due occhioni verdi.

«Troppo grandi per essere quelli di un gatto!», pensò la bambina mentre si spingeva sulla punta dei piedi e allungava il braccio per raggiungere il chiavistello arrugginito che nonno Leo non apriva ormai da tanto tempo.

«Vieni, non aver paura…», sussurrò la piccola con un filo di voce. Temeva di poter perdere l’occasione migliore della sua vita; come quella volta che la sua amica Lucia stava per regalarle Barbie Sposa in cambio di una vecchia e scolorita maglietta arcobaleno, ma si intromise Pier, il suo antipatico fratello maggiore, e l’affare saltò.

Questa volta nessun Pier intralcerà la mia scoperta, ripeteva Gloria battendo i piedi e agitando le braccia come un militare impegnato in una marcia.

Qualcosa si mosse nella semioscurità e interruppe i pensieri della bambina che si avvicinò piano e proprio lì, dietro un polveroso sacco di tela marrone, vide un’ombra tremante.

«Cosa ci fai qui?», chiese Gloria.

«Sss... sss... sono rimasto incastrato in questo strano macchinario. Aaa... Aaa... Aiutami, ti prego!», esclamò quell’insieme di buio, mentre con le mani provava a tirare via una gamba che, in effetti, era schiacciata dal tagliaerba.

La bambina tese subito il braccio per afferrare il manico del macchinario, ma ripensò alla faccia sbalordita dell’antipatico Pier, al quale, eseguendo una marcia trionfale, avrebbe potuto raccontare questa fantastica avventura, e allora si fermò.

«Ti aiuterò se mi dirai chi sei e come sei finito qui!», ribatté Gloria che alzò il mento, socchiuse gli occhi, girò il volto a sinistra e, incrociate le braccia al petto, sospirò.

L’ombra rispose senza esitare, era troppo tempo che aspettava di essere liberata: «Molto tempo fa giravo con un caro amico per le spiagge, lavoravo con lui proteggendo dal sole i bagnanti accaldati. A lui devo tutto. Mi ha insegnato la posizione migliore per resistere più a lungo, a capire chi avrebbe pagato di più, ma non solo. Mi ha insegnato ad apprezzarmi, con lui ho seguito persone di ogni tipo: impiegati di banca, pagliacci, motociclisti, gente di spettacolo, bambini, e ho vissuto mille vite diverse…»

«E poi?», incalzò Gloria che ormai si era seduta a terra con le gambe incrociate e gli occhi sognanti; aveva velocemente abbandonato quell’aria spocchiosa che non le apparteneva per niente.

«E poi, un giorno, alla spiaggia, non c’era più. Avevo sentito in giro una certa storia, di certi ragazzi… mah! Non ci ho mai creduto davvero. Comunque iniziai a cercarlo in ogni luogo e poi, finalmente, sono finito qui».

Gloria intanto si era alzata e, con tutta la forza che aveva, era riuscita a tirare indietro il tagliaerba, quel tanto che bastava per dare la libertà.

«C’è un tempo per tutto, cara piccola Gloria», disse l’ombra con voce leggera.

«Come ti chiami?», chiese la bambina che moriva di curiosità.

«Gloria è pronto!», gridò la mamma dalla finestra della cucina.

Gloria non appena udì la voce di sua madre, corse veloce fuori dal capanno, ma davanti alla porta di casa si fermò di scatto, guardò la sua ombra… ormai era diversa.