INTERVISTA AL SIG. KRAK

di Nicola Basile

Intervista al signor Krak - testo per non udenti 

I- Signor Krak, quando ci siamo incontrati era autunno, e lei mi stava raccontando dell’estate. La mia era trascorsa nella sua terra, vicino Igoumenitsa, ma lei non fece in tempo a parlarmi di qualcosa di originale che doveva esserle accaduto poco tempo prima.

K- Bevemmo acqua calda per tutta l’estate. Passeggiavo con lei lungo la strada dagli alberi cimosi e, mentre si discuteva del più e del meno, davamo la caccia alle ombre. Quelle catturate, le mettevamo in un cestino di paglia. E ogni notte, prima di tornare a casa, le contavamo, le cucivamo tra loro e creavamo un'oscurità con cui ricoprivamo la nostra auto parcheggiata.

Un giorno decisi di giocare a carte con lei, con la mia ombra. Non so se fu per via della mia scarsa attitudine al gioco — motivo per cui ben presto fui proclamato compagno di giochi tedioso — o perché si sentì trascurata rispetto alle altre ombre. Fatto sta che, non appena finimmo il secondo giro, infuriata se ne andò, sbattendo la porta. Mi aveva abbandonato, da quel momento rimasi senza ombra. Le ripercussioni furono immediate. La gente smise di parlarmi, i cani iniziarono ad abbaiare e a darmi la caccia, mentre i bambini mi tiravano le pietre addosso.

I- Avverto un certo disagio a immedesimarmi in quel che le stava accadendo. Quali conseguenze le ha causato questo ostracismo, l’essere divenuto un uomo senza ombra?

K- Cercai di rimettermi in sesto, dovevo prendere una decisione. Nella mia totale e sudaticcia disperazione, acquistai un mantello. Me lo portai in giro, facendo finta che nulla fosse cambiato. Ma non funzionò. Allora capii che dovevo ritrovare la mia ombra. Ma non ero più lo stesso. Ero diventato un codardo. Quando mi resi conto dell’influenza che lei aveva su di me, dell’assoluto potere che la sua sorveglianza esercitava su di me, non tardai a scoprire anche la paura. Non mi vergogno ad ammetterlo: temevo la mia ombra.

I- Adesso capisco perché alla mia futile domanda: «Come è andata la sua estate signor Krak?», lei ha frettolosamente lasciato il tavolo e solo adesso siamo riusciti a incontrarci nuovamente. Non sono sicuro di poter andare avanti nell’intervista, ma vorrei conoscere se la sua ombra è poi tornata con lei.

K- Umiliato, iniziai a cercarla. La cercai nel cuore dell'estate, quando le cicale cantano e il caldo è cocente. E dopo aver girovagato un bel po’, un mattino, in un luogo lontano, ritrovai le sue tracce. Lavorava in un grande stabilimento balneare. Dinotte, resa quasi invisibile dall’oscurità, si aggirava per la spiaggia deserta e segava gli ombrelloni. Così, quando di giorno il sole arroventava la riva spoglia di ombre, lei dava in affitto le sue prestazioni. Si distendeva sui corpi accaldati dei villeggianti e vi stendeva la sua frescura. Guadagnava un mucchio di soldi e ovviamente... non desiderava tornare alla prigionia della nostra convivenza. Sentii la disperazione bagnarmi la fronte.

I- Lei sig. Krak mi fa preoccupare per lo stato di salute della mia ombra, dell’ombra di ciascuno di coloro che ci sta ascoltando. Ammetto di non dedicare molta attenzione alla mia ombra, anzi non credo proprio di aver pensato a lei prima d’ora. Eppure Lei mi dice che anche le ombre hanno la loro soggettività o, come potremo definirlo, carattere? E possono subire gli accidenti della vita come chi le possiede o, potrei dire, le ospita?

K- ...un giorno la sua sorte cambiò. Incappò in un branco di neonazisti. La bucarono, più volte, con un cacciavite, volevano fargliela pagare per la sua pelle nera. La bucarono come la grandine buca le tende. In brandelli, si trascinò verso casa.La accolsi arrabbiato. Sbrigativo la processai e la condannai con procedure sommarie. E con la sua condanna e l’accipigliarsi del mio sopracciglio, riacquistai la mia originaria supremazia. Con quattro chiodi la inchiodai alle radici di un vecchio orologio. Oggi è ancora lì, imprigionata. È lì e ogni ora mi rammenta che mi resta poco tempo. E girovago in una casa che si ingrandisce sempre più,

fermandosi un poco, ogni tanto,

riprendendo un poco, ogni tanto.

Così, tutti noi andiamo avanti, uomini e ombre, bucati dal tempo. Scandagliando superfici, corrompendo parole, esaminando tregue. Tutti noi, che siamo usciti dall’ombra per trovare l'oscurità.

I- Grazie sig. Krak, il tempo della nostra intervista è terminato.

Video ideato da Federica Reale, Intervista ideata da Nicola Basile, ispirati al racconto “L'estate e le ombre”, in “L’alba è un massacro signor Krak”, di Thomas Tsalapatis (traduzione di viviana Sebastio, XY.IT, Arona 2018).

Con lettura a due voci a cura di Francesca Piccari (Intervistatrice) e di Giuseppe Preziosi (Krak).