Le parole e le ombre

di Viviana Sebastio

Solstizio d'estate 2019

Le parole viaggiano con le loro ombre. Quando sono in movimento, attraversano l’udito e distendono sui nostri pensieri un’ombra, di speranza o di sospetto.

Nel tragitto da una lingua all’altra alcune parole, all’apparenza innocue, scoccano d’improvviso frecciate che conficcano nella testa del traduttore l’ombra del dubbio di nuovi traducenti. Loro complice può essere un accento irrequieto, che slitta e trasforma il φάρμακο (fàrmako), rimedio, in φαρμάκο (farmàko), veleno.

La “U” penzolante di un’insegna sgangherata, con la sua ombra disegna sul selciato la volta di una porticina, e l’USCITA diventa l’invito a un’ENTRATA. È l’ingresso a quel dimenticatoio, dove parole preziose confabulano tra di loro rintanate nell’ombra. Le crediamo scomparse e, invece, sono solo in attesa di essere nominate. Ed è allora che baluginano, sfavillano o abbacinano come un repentino riflesso di sole.

“Ritreppi, scoviglie, trafusole e poscondoli” sono invece più ritrose e restano nascoste, quasi del tutto cancellate dallo smeriglio del tempo carico di ombre.