STANZE DEL SOGNO IN ISTITUZIONE

di Nicola Basile e Giuseppe Preziosi

Il sito è de gli ameni, e dilettevoli che si possano ritrovare: perché è sopra un monticello di ascesa facilissima, et è da una parte bagnato dal Bacchiglione fiume navigabile, e dall’ altra è circondato da altri amenissimi colli, che rendono l’aspetto di un molto grande Theatro, e sono tutti coltivati, et abondanti di frutti eccellentissimi, et di buonissime viti: Onde perché gode da ogni parte di bellissime viste, delle quali alcune sono terminate, alcune più lontane, et altre, che terminano con l’Orizonte…”.
Andrea Palladio, I Quattro Libri dell’Architettura, 1570, L.II, p. 18
http://www.villalarotonda.it/Genesi.pdf

Il lavoro dell’analista, lo dice Freud, è quello di togliere, togliere il velo della rimozione dal ricordo che di sé ha il soggetto, soggetto che sappiamo desiderante e separato dal suo stesso desiderio. Quello dell'analista è’ un lavoro da archeologo che, per dare nuova luce al passato, ha cura di studiare frammenti e resti, nei luoghi dove essi sono stati reperiti per poi restituire loro un’identità, attraverso la ricostruzione storica e il restauro. Il lavoro dello psicoanalista e dell’archeologo si sovrappongono fin qui, poi si dividono, in quanto la ricostruzione è solo uno dei compiti dell’analisi ci dice A. Sciacchitano: “Ma qui termina il paragone tra i due lavori, perché proprio qui sta la differenza principale fra i due, e cioè che per l'archeologia la ricostruzione è il fine e il termine della sua fatica, mentre per l'analisi la costruzione è soltanto un lavoro preliminare” (1).

Nel corso del tempo, negli armadi di un’analista, si stratificano scritture di sogni che entrano nell’apparato inconscio della stessa stanza di analisi. Negli anni la stessa rete di associazione e significanti fa da sostegno al lavoro in gruppo di psicodramma di tutti coloro che vi transitano come la sottile rete della città di Ottavia di Italo Calvino (2)

“Se volete credermi, bene. Ora dirò come è fatta Ottavia, città - ragnatela. C'è un precipizio in mezzo a due montagne scoscese: la città è sul vuoto, legata alle due creste con funi e catene e passerelle. Si cammina sulle traversine di legno, attenti a non mettere il piede negli intervalli, o ci si aggrappa alle maglie di canapa. Sotto non c'è niente per centinaia e centinaia di metri: qualche nuvola scorre; s'intravede più in basso il fondo del burrone. Questa è la base della città: una rete che serve da passaggio e da sostegno. (…) Sospesa sull'abisso, la vita degli abitanti d'Ottavia è meno incerta che in altre città. Sanno che più di tanto la rete non regge.”
Ciascuno che transita in un gruppo di psicodramma analitico partecipa a quella sottile rete e sperimenta il come, il quando, il dove, utilizzarla e averne cura. Il transito permette il riconoscimento del proprio posto, posto originale dovuto all’opera del soggetto con l’altro che ha posto le fondamenta della città stessa.
L’armadio dei sogni è il deposito archeologico, spesso non riletto dalle istituzioni in cui lo psicodramma analitico opera, il centro vitale dell'inconscio di qualsiasi comunità che affronta le diverse età della sua vita a partire da miti fondativi. Il sogno dei partecipanti a una comunità è il motore vitale e fecondo della possibilità di accedere a ciò che la rimozione vuole irreperibile e inutilizzabile, sintomo dunque inspiegabile ma necessario. R. Kaes così si esprime in merito all’attività onirica in gruppo. “(…) ho tentato di mostrare che le caratteristiche morfologiche del gruppo e quelle della situazione psicoanalitica di gruppo mobilitano i processi e le formazioni psichiche in più spazi psichici tra loro correlati. Se, come sostengo, il gruppo è un apparato di legame e di trasformazione della realtà psichica, il problema del sogno "individuale" si pone a partire dalla formazione di uno spazio onirico comune condiviso e specifico. È ciò che io chiamo il tessuto onirico del gruppo. (3)

Gli autori di questo testo hanno scelto alcuni reperti archeologici, provenienti dalle profondità dell'armadio della vita di un gruppo di psicodramma istituzionale (4) e hanno immaginato di poterle far visitare e vivere ancora tra le mura rinascimentali di una villa del Palladio.
Le mura della Rotonda a Vicenza del Palladio ci hanno offerto una metafora estetica per raccogliere alcuni sogni che, a nostro avviso, danno forma alla rete di una comunità dove giovani donne hanno transitato e transitano tuttora, per scoprire sé stesse e il loro compito di donne e madri.
Le mura che nelle comunità articolano spazi dove si gioca la vita, le abbiamo ricollocate in un 2 immaginario museo rinascimentale. Philippe Daverio nel suo “il Museo immaginato” (5) colloca l’opera estetica dell’uomo, quindi la questione della prospettiva, della luce, dei ritmi e del committente in un museo che è visitabile nelle pagine di un bellissimo libro.
Noi abbiamo riletto i sogni di tante sedute in setting di psicodramma analitico e li abbiamo estratti dalla polvere come dei frammenti, operando come archeologi del lavoro svolto dalla psicoanalisi. Dall'unione di più frammenti e dal contesto in cui questi sogni sono stati narrati e rappresentati, ci siamo provati a ricostruire un senso storico, di ciascun sogno.
Abbiamo pensato di offrire frammenti di sogni, frammenti di giochi in gruppo di psicodramma, frammenti di psicoanalisi e frammenti di antropologia dell'immaginario e scritture per far emergere trame e orditi che hanno originato quei frammenti.
Ci sembra che questa tessitura che si è diretta verso la scrittura sia omologa al lavoro di ascolto in gruppo di psicodramma, quando alla coppia degli analisti si presenta una galleria di pezzi unici provenienti da luoghi e epoche da decifrare.
Per allontanare la realtà da cui provengono questi frammenti e renderli quindi anche pubblicabili, li abbiamo collocati in una splendida cornice di villa detta “La Rotonda” del Palladio, a Vicenza.
Non è casuale che la pianta della villa sia iscritta in un cerchio e che il cerchio inscriva un quadrato i cui vertici ben rappresentano lo schema a L pensato e graficamente ideato da J. Lacan.
“Nello schema del triangolo equilatero Lacan riproduce i tre registri immaginario, simbolico, reale. Il fatto che si tratti di un triangolo equilatero significa che non c’è un registro che domina gli altri, ma i registri appaiono come equivalenti. Nell’insegnamento classico di Lacan c’è un registro che prevale sugli altri che è il registro simbolico di cui l’almeno uno del Padre è quel significante che sostiene l’insieme di tutti gli altri significanti. È il simbolico che regola il rapporto con l’immaginario e con il reale.” (6)
La pianta consente di vedere tutti i piani contemporaneamente nell'illusione della bidimensionalità. Quindi questo testo deve necessariamente rimanere nel regime dell'immaginario. Ciò che è accaduto nel gruppo di psicodramma, a nostro avviso, ha attraversato questo registro ma la sua trascrizione non può che rimanervi, essendo la realtà, costruita nel hic et nunc del gruppo, non ripetibile. Stiamo cioè narrando non la realtà unica e irripetibile della vita delle partecipanti al gruppo ma la rappresentazione di ciò che abbiamo potuto vedere attraverso frammenti che, dopo tre lustri, rimane grazie alle osservazioni.
Sopra alla pianta della villa abbiamo inserito diversi significanti, ognuno dei quali rimanda a una delle stanze del sogno. Ciascuno può decidere quale percorso intraprendere nella villa palladiana, dove entrare, dove sostare, dove interrompere, dove concludere la propria visita, proprio come deve accadere nel gruppo di psicodramma analitico.

PIANTA DEL MUSEO DEI SOGNI
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BIBLIOGRAFIA
(1) Sciacchitano - Costruzioni in analisi di Sigmund Freud - http://www.sciacchitano.it/Psicanalisti/Freud/costruzioni%20critiche.pdf
(2) 1972 - Italo Calvino – Le città invisibili – ed. Einaudi
(3) 2004 - R. Kaës – La polifonia del sogno – Borla edizioni
(4) Il gruppo ha vissuto circa quindici anni senza interruzioni
(5) 2012 - Philippe Daverio - “ il Museo immaginato”- Rizzoli
(6) ------ - Recalcati Massimo – Lezioni su Lacan - L’altro sesso, la femminilità. Lettura del Seminario XX di Jacquers Lacan – http://www.psychiatryonline.it/lezioni-su-lacan: Il reale coperto dall’immaginario dà il senso di realtà e la realtà è precisamente l’effetto di questo ricoprimento immaginario del reale. La castrazione rende possibile l’accesso alla realtà. La realtà non è il reale per Lacan. La realtà è il reale coperto dall’immaginario e dal simbolico. La freccia che va dall’Immaginario al Simbolico è la freccia del senso. La dimensione della verità implica il rapporto tra immaginario e simbolico. La verità si dà come simbolizzazione dell’immaginario. Ogni volta che accade la simbolizzazione dell’Immaginario c’è effetto di verità, c’è processo di disidentificazione. Ogni volta che mettiamo in evidenza le identificazioni inconsce che governano la vita di un soggetto l’effetto di questa interpretazione è un effetto di disidentificazione. L’analisi è un’esperienza di simbolizzazione dell’immaginario cioè di passaggio dall’immaginario al simbolico. E il passaggio dall’immaginario al simbolico genera effetti di verità.


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