Stanza della luce e del suono

Suono di un graffio
“Mi sono svegliata con una risata. Una sera che dormivo nel letto di mia madre ho sognato che mia sorella dava una “chitarrata” in testa al mio gatto.”
…...


Rappresentazione del sogno
La sognatrice sceglie un'altra donna come madre che dà affetto. Essa ha come iniziale proprio la M. di madre. Sceglie un'altra donna come gatto: E. Poi esclama: il gatto mi ha graffiato dentro l'occhio e dentro l'orecchio. Ma E. non aveva nemmeno mosso un muscolo.
W. rammenta che la madre da piccola le aveva ammazzato dei piccoli di gallina e pretendeva che lei li mangiasse. La sognatrice aggiunge, terminato il gioco che da piani diversi erano caduti sia il padre che il gatto. Sognatrice e W. Intrecciano l'incredulità per le morti a cui non possono credere. La questione è la caduta che sappiamo trae una delle sue origini dal caso, nodo, intreccio.
Il soggetto è intrecciato con l'altro che si pone a limite, a confine della beanza della visione della madre. La madre che rappresenta il pieno di ogni estasi è messa al di là del confine del graffio, che colpisce la vista quanto l'udito. Cosa non riesca a divenire ascoltabile dall'udito della sognatrice è la questione dell'andata verso luoghi non raggiungibili percorsi dal padre che le ha tolto l'unicità del femminile con il femminile. Alla madre che non riesce ad offrire tutta la ricompensa per la mancanza del padre, si imputa il graffio che è scrittura senza senso, scarabocchio non traducibile di ciò che chiamiamo morte. La morte è anche il corpuscolo che colpisce l'occhio delle genti dopo la disintegrazione dello specchio dei nani nella “Principessa delle nevi” degli Andersen. E la sognatrice richiede ricomposizione della scissione, guarigione dal graffio che l'ha trascinata nella vita adulta interrompendo l'infanzia.
Il gioco mette in moto domande sulla vita delle anime che Plotino ha definito animali. Con gli animali, i piccoli degli animali, W. ci parla, ci parlava. Perché dunque ucciderli? Si rappresenta il giorno in cui W. riceve quei piccoli animali dallo sguardo triste e perso. Non un dono ma un sacrificio a cui lei deve attendere. Il gioco drammatico riprende il tema dell'uccisione dell'animale per salvare l'uomo dall'ira. Si riporta dentro il gruppo di psicodramma ciò che non aveva che segno, strappo, ricomponendo un'estetica come Burri ha insegnato nell'arte. Il sogno si apre su una realtà che si fa strada a partire dalla luce che si fa meno intensa per lasciare posto all’intimità del letto materno. E’ un letto da cui è stato cacciato un padre o dal quale il padre è stato rimosso. In quell’intimità che richiama vicinanza, e corpi con corpi, non resta che un graffio nell’occhio, quel limite che sta a definire la fine della beanza dello sguardo diretto verso l’unità perduta.
La madre uccide ancora i piccoli in quanto non è configurata la legge benevola che offre un simbolo e non un graffio, di per sé segno senza parola. Il lutto della perdita non è possibile in quanto ogni vicinanza ricorda la possibilità di essere uccise, come le piccole galline inutilizzabili per la propria crescita. Le galline sono piccole e piccola era colei che ricorda.


(13) 1928 - Luis Buñuel e Salvador Dalí. Un Chien andalou.

PIANTA DEL MUSEO DEI SOGNI
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