Categoria: gruppo

Il desiderio è qui

Ciclo di incontri sullo Psicodramma Analitico

 

Il centro didattico Aletheia ha stabilito di fare il punto della situazione sui diversi stili dello psicodramma analitico a partire da questo mese di febbraio fino a maggio 2024, in un ciclo di quattro incontri.
L’orizzonte del nostro impegno non è l’uniformità ma la comprensione al meglio di ciò che maestre e maestri hanno lasciato nella teoria e nella pratica della SIPsA.
In questi mesi pensiamo di poter dare un contributo all’elaborazione di questo originale e prezioso dispositivo attraverso il desiderio della psicoanalisi di ciascun iscritto SIPsA o analista che parteciperà agli incontri di venerdì dall’h 10 -13 nelle date indicate.

 

Chi animerà gli incontri?

 

 

I soci SIPsA del centro didattico Aletheia

Dove e quando si svolgeranno gli incontri ?

Roma, via Alfonso Borelli 5, primo piano.

 

Date degli incontri

23 febbraio 2024
22 marzo 2024
19 aprile 2024
17 maggio 2024

Orario
* 10,00 - 11,15 sessione di psicodramma;
* 11,15 - 11,30 coffee break;
*  11,30 - 12,30 revisione e discussione della conduzione e della osservazione;
* 12,30 - 13,00 lettura di testi sullo psicodramma analitico.

 

 

Costo?

I seminari non sono gratuiti: è richiesto il desiderio di contribuire al lavoro.

Informazioni e Iscrizioni

Nicola Basile

• cell. 3296322722 (lasciare messaggio su whatsapp per essere richiamati)

• mail: nibasile@libero.it

Tracce per l’incontro del 20/01/2024

"Sparizione e ricomparsa"

“Un giorno feci un’osservazione che confermò la mia ipotesi. Il bambino aveva un rocchetto di legno intorno a cui era avvolto del filo. Non gli venne mai in mente di tirarselo dietro per terra, per esempio, e di giocarci come se fosse una carrozza; tenendo il filo a cui era attaccato, gettava invece con grande abilità il rocchetto oltre la cortina del suo lettino in modo da farlo sparire, pronunciando al tempo stesso il suo espressivo «o–o–o»; poi tirava nuovamente il rocchetto fuori dal letto, e salutava la sua ricomparsa con un allegro «da» [«qui»]. Questo era dunque il gioco completo – sparizione e riapparizione – del quale era dato assistere di norma solo al primo atto, ripetuto instancabilmente come gioco a sé stante, anche se il piacere maggiore era legato indubbiamente al secondo atto. L’interpretazione del gioco divenne dunque ovvia. Era in rapporto con il grande risultato di civiltà raggiunto dal bambino, e cioè con la rinuncia pulsionale (rinuncia al soddisfacimento pulsionale) che consisteva nel permettere senza proteste che la madre se ne andasse (…) “In ogni caso da queste discussioni emerge il fatto che per spiegare il giuoco non è necessario supporre l’esistenza di una particolare pulsione imitativa. Per concludere, possiamo ancora ricordare che la rappresentazione e l’imitazione artistica degli adulti, a differenza di quelle dei bambini, sono indirizzate alla persona dello spettatore e, pur non risparmiandogli le impressioni più dolorose — nella tragedia per esempio — possono tuttavia suscitare in lui un godimento elevatissimo.  Ciò è una prova convincente del fatto che anche sotto il dominio del principio di piacere esistono mezzi e vie a sufficienza per trasformare ciò che in sé è spiacevole in qualcosa che può essere ricordato e psichicamente elaborato.”[1]

In questo caso vedete che, ancora prima dell’introduzione del no, del rifiuto dell’altro, in cui il soggetto impara a costituire la negativizzazione del semplice appello, la manifestazione di una semplice coppia di simboli di fronte al fenomeno contrastato della presenza e dell’assenza, cioè l’introduzione del simbolo, capovolge le posizioni. L’assenza è evocata nella presenza e la presenza nell’assenza. Sembrano sciocchezze e banalità. Ma bisogna ancora dirle, e rifletterci sopra. Infatti, nella misura in cui il simbolo permette questa inversione, cioè, annulla la cosa esistente, apre il mondo della negatività, che costituisce contemporaneamente il discorso del soggetto umano e la realtà del suo mondo in quanto umano." [2]

[1]Freud S., Al di là del Principio del piacere Bollati Boringhieri – 1920
[2]Lacan J, Il seminario. Libro I. Gli scritti tecnici di Freud. 1953-1954, trad. it. A. di Ciaccia, Einaudi ed. 2014

 

"Alternanza di assenza e presenza"

di Nicola Basile

Seguendo il filo dell’elaborazione dell’assenza, prima materna e poi paterna, presente nell’osservazione di Sigmund Freud di un bambino, anche nel gruppo di psicodramma viene riproposta l’alternanza del principio di piacere con conseguente dispiacere che nel giuoco trova una possibile elaborazione. Le distanze misurabili in misure di tempo o spazio aggrediscono il ricordo di relazioni profonde, caratterizzate da assenza e indisponibilità all’incontro. La loro rievocazione in un piccolo gruppo, le rende pubbliche e le rimette a disposizione del piacere, fin lì considerato solo come dispiacere. Il piacere se ingabbiato solo dal carburante di pulsioni infantili, necessarie per i processi di attaccamento e separazioni dalle figure genitoriali, non riesce a esprimere le potenzialità che si trovano nella creatività del soggetto uomo, coniugato al femminile come al maschile. La vita adulta si confronta con l’in-esistenza del nucleo familiare originario: poiché ciò che è esistente in ciascuno di noi, è ancora dentro (in) il proprio nucleo familiare originario; al tempo stesso ciascuno sente l’esistenza del piacere vissuto da figli come una dolora assenza. La emersione-riemersione di quel piacere deve confrontarsi con il mondo delle emozioni pulsionali che esso porta in corredo; quindi, se ciascuno è immerso in quell’universo di passioni e affetti (in) per poterlo elaborare deve uscire (exire) per poter essere diverso, separato e riconoscerlo.
L’uscire comporta una frustrazione del desiderio che tutto rimanga immutabile: legami desideranti con il padre come con la madre del figlio o della figlia che devono così controllare le assenze materne e paterne. In altre parole, per poter vedere la curvatura della terra, devo uscire dalla toposfera di almeno tre km, raggiungendo l’altezza di almeno 20 Km nella stratosfera, da dove la potrò osservare mentre tutti gli altri si prendono il godimento di calpestarla.

"Nascita"

Non esiste bambino o bambina che sia cresciuta che non abbia dovuto affrontare questo primo immenso dramma. Il primo incontro con la vita è uscire da un tunnel e una volta fuori affrontare il bruciore dell’ossigeno che attraverso la trachea riempie i bronchi.[3] Con l’assenza dell’appagamento si è potuta strutturare l’originaria dipendenza dalle cure materne. Alla morsa della fame sarà seguito l’appagamento e con esso l’instaurarsi di un ritmo tra pieno e vuoto, tra angoscia e soddisfacimento. In qualche misura sulla base della esperienza originaria nel sopportare la distanza tra un pasto e l’altro, si sarà andata strutturando proprio la possibilità di realizzare i progetti che richiedono impegno, fatica, assenza momentanea del piacere per ottenerne uno che si presenta da costruire e lontano ogni volta che lo si è raggiunto. Quella esperienza richiede che l’altro esista, che l’altro comunichi al bambino la sua esistenza attraverso le parole, che l’altro sia assente per poi essere presente. Se non c’è la madre che nutre il corpo del bambino, il bambino muore, se il bambino non viene alimentato attraverso la parola, muore il suo pensiero.” Ci si trova comunque ad uscire da un luogo simbolico per poter scoprire quanto interessa al soggetto, bambina/o, adolescente, adulto, che non è possibile reperire restando rinchiusi.

[3] Nicola Basile - Intervento alla “Città Educativa” – 28/04/05 - Roma

"Exire e il Primo passo"

 

“L’ignoto per statuto è in-conoscibile mentre noi conosciamo per mezzo di progressivi riconoscimenti che albergano in luoghi della nostra mente, non sempre raggiungibili. È utile qui pensare all’etimo della parola uscire: “Exire con sovrapposizione di uscio che deriva da ostium, entrata, bocca. “Il peggio passo è quello dell’uscio fig. il momento più doloroso è quello del distacco. Andare o venire da un luogo chiuso, dirigersi verso il mare aperto, uscire di scena, saltar fuori detto di cosa o persona che appare fisicamente o comunque manifesta la propria presenza in modo inaspettato, brusco, rapido stupefacente” Il primo passo è quello che abbiamo un giorno dovuto fare per separarci dalla stretta della mano che ci sosteneva. Forse siamo caduti, forse qualcuno ci ha sorretti. Se siamo caduti qualcuno ci ha aiutato a non farci del male, così da permetterci di rialzarci e riprovare di nuovo. “Perché la libertà presenti delle attrattive a un bambino, deve essere misurata e al tempo stesso promettere e portare delle sorprese che, mentre pongono un eventuale problema di adattamento, gli permettono di ritrovare se stesso, nel pieno possesso dei suoi mezzi, ricco di un'esperienza passata che gli ha dato un pia­cere e un apprendimento che lo aiutino. Anziché regredire in maniera fobica, egli acquista così una maggiore fiducia in sé e negli altri”[4]

[4]idem

"Il gioco del rocchetto"

 

Nel famoso gioco del rocchetto Freud osserva un processo di simbolizzazione del lutto che un bambino deve operare per sopportare l’assenza del corpo materno e manifestare la sua gelosia nel poterla possedere, considerato che il padre in quella fase era assente per un periodo non di certo breve. La lontananza della mamma era il fort, dare via, il riprendere il rocchetto da, riprendere, era poter controllare l’assenza. Ecco che comincia a strutturarsi un linguaggio del desiderio, come leggiamo in Lacan, nel soggetto che lo trasforma in un dire simbolico attraverso il gioco (drammatico) e la provocazione (dare voce a favore di e per qualcosa). Al bambino, come all’adolescente e all’adulto non potrà esser dato di godere di tutto, l’arte, l’interesse, lo sviluppo della capacità di attendere, permetteranno lo sviluppo del mondo simbolico, che si fa passione al posto della pulsione, si fa scelta al posto del godimento onnipotente di tutto ciò che è effimero.

 

"Padre e madre inizio e fine del filo"

Se le affermazioni fin qui hanno cercato di definire un campo immaginario del mondo pulsionale del figlio/figlia, all’altro capo di quella relazione c’è la madre, tanto quanto il padre. Il padre fin dalle prime relazioni oggettuali fa da testimone all’arrivo del terzo, della sua genesi e nascita e infine morte come parte del corpo materno; la madre deve mentalizzare che con il parto, non sarà più completata dal meraviglioso processo che l’ha portata a concepire una vita altra da lei, il nascituro non sa che per vivere deve fare affidamento anche al desiderio di vita di un uomo e una donna che lui trasformerà in padre e madre. Ognuno di questi passi[5], lascerà degli scarti nel femminile come nel maschile poiché per ospitare il terzo, l’uscio va simbolicamente lasciato aperto, rinunciando al solo fantasticare, anche quando si sceglierà di non essere padri e madri.

[5]Il peggio passo è quello dell’uscio

"Qualcosa sulla coppa pubblica e privata."

 

“Durand ritiene che dai tre riflessi dominanti sia possibile risalire alle strutture dell’immaginario, ossia ad aggregazioni di simboli isomorfi che convergono intorno a nuclei organizzatori, costituiti dalle matrici senso-motorie. La dominante posturale dà vita alla struttura schizomorfa, che comprende tanto le materie luminose (l’alba, i raggi del sole, le scaglie dorate), quanto i rituali di purificazione e le tecniche di separazione, di cui le armi, le frecce, le spade sono i simboli più frequenti. Il secondo riflesso, legato alla nutrizione e alla discesa digestiva, genera la struttura mistica, alla quale è possibile riferire il grembo, la caverna, la coppa e l’urna. I riflessi ritmici, invece, si proiettano nella ciclicità delle stagioni, incarnandosi in simboli (l’arcolaio, la zangola, l’acciarino) che possono essere inglobati in una struttura ritmica”[6]

[6]https://www.sitosophia.org/2020/12/gilbert-durand-e-le-strutture-antropologiche-dellimmaginario/

"Il setting e la funzione di riciclo degli scarti."

Se la coppa rimanda immediatamente al sincero contenuto che risolve la sete, la stessa è possibile trovarla come contenitore di ciò che è privato allo sguardo di tutti, un privato raccoglitore di rifiuti che protegge dallo sguardo altrui, un water. In entrambi i casi, la forma della coppa, si fa nell’immaginario la più attraente possibile, così da indurre Duchamp a realizzare diverse copie di un oggetto, il cui uso in origine era destinato alle toilette maschili. La coppa, dunque, può essere il seno benigno e nutriente come l’altrettanto benevolo e indispensabile contenitore di resti, fino a divenire opera dell’ingegno artistico. In tutti i casi abbiamo necessità di coppe come seni che nutrano e come contenitori di ciò che disperso nell’ambiente, geografico come in quello della psiche, inquinerebbe. Coppa e setting psicoanalitico individuale e in gruppo di Psicodramma sono metafore l’uno dell’altro. In gruppo è più evidente il compiersi di un processo di riutilizzo di sentimenti invidiosi infantili che possono essere posti in vita poiché contenuti dall’ascolto benevolo del gruppo: sull’asse dell’orizzontalità dai fratelli e sorelle immaginari, incarnati dai partecipanti; sull’asse della verticalità dal padre e madre, incarnati dalla coppia degli psicoanalisti. Affinché il setting in gruppo Psicodramma Analitico, svolga la sua funzione di valorizzatore dei resti di ciascuno, è necessaria la presenza[7], il limite dello spazio-tempo che rendono possibile il lavoro di trasformazione delle pulsioni.

[7]La presenza è anche data dal poter comunicare in setting a distanza, come è stato sperimentato durante il lockdown, purché lo spazio di lavoro sia privato da interferenze della vita quotidiana.

 

 

Bibliografia

Basile N. - Intervento alla “Città Educativa” – Roma – 2005
Durand G., https://www.sitosophia.org/2020/12/gilbert-durand-e-le-strutture-antropologiche-dellimmaginario/
Durand G., Le strutture antropologiche dell’immaginario – ed. Dedalo – 1973
Freud S., Al di là del Principio del piacere Bollati Boringhieri – 1920
Lacan J, Il seminario. Libro I. Gli scritti tecnici di Freud. 1953-1954, trad. it. A. di Ciaccia, Einaudi ed. 2014

Come accedere al percorso formativo delle SIPsA?

La SIPsA è organizzata in Centri Didattici.

Il Centro Didattico Aletheia di Roma per l’anno 2023-2024 si è proposto di attivare il Laboratorio di psicodramma analitico di Primo Livello, mensile, un sabato al mese, per favorire la fruibilità.
Coloro i quali, al termine di questo primo laboratorio, mostreranno interesse a proseguire, potranno portare avanti l’esperienza analitica in gruppo anche l’anno successivo. Coloro i quali hanno la qualifica professionale, potranno inoltre sperimentarsi nella posizione di animatore e di osservatore per mezzo della supervisione dei formatori SIPsA.

A chi è rivolto l’incontro mensile del laboratorio di I livello?

È aperto.

Quale è il suo obiettivo?

Ogni domanda cerca una soluzione la cui risposta richiede l’altro. Ciò implica la capacità di attingere alle proprie competenze umane che mutano nel corso del tempo. Poiché non tutte le domande trovano una definizione, né tutte le risposte sono esaurienti, si originano strati di interrogativi che vengono riposti e dimenticati, richiedendo un gravoso dispendio di energie emotive e cognitive solo per conservarle. Avere un luogo e un tempo per poter rappresentare i propri “incompresi” e a volte “incomprensibili” bisogni, personali o professionali rende meno energivoro il lavoro della psiche. Nel gruppo di Psicodramma analitico gli interrogativi sulla realtà del vivere e il vissuto del sogno vengono rivolti alla coppia di analisti, trovando un interlocutore in loro come nei partecipanti. Il gioco psicodrammatico conduce allo svelamento di ciò che nel tempo è stato accantonato e dimenticato, rendendolo materiale riutilizzabile. L’esperienza che si ripete, come la domanda che non ha soluzione perdono la qualità di ostacolo. Infine, grazie alla dimensione corale del setting, ciascuno individua nel tempo originali percorsi di ricerca personali e professionali, potendo utilizzare le risorse celate nell’inconscio.

Chi animerà gli incontri?

Nicola Basile, psicoanalista, didatta SIPsA, lavora a Roma, nello studio “Nuovi Percorsi” in via A. Borelli di Roma di cui è fondatore. Cura dal 2005 il sito https://www.nuovipercorsi.it/.

Alessandra Corridore, Psicoterapeuta, Psicologa Analista con funzione di docenza C.I.P.A.  (Centro Italiano   di   Psicologia   Analitica),   socio I.A.A.P.   (International   Association   for   Analytical   Psychology), associato   SIPsA .   

Dove e quando si svolgerà il prossimo incontro ?

A Roma in via Nomentana 333 C, con il seguente orario:

  • 9,00 -  apertura 
  • 9,15 - 10,30   -  prima seduta
  • 10,30 - 10,45   -  break caffè
  • 10,50 - 12,05  -   seconda seduta
  • 12,10 - 13,10  -   pausa pranzo
  • 13,15 - 14,40  -   terza seduta
  • 14,45 - 16,00  -   quarta seduta

 

Date dei successivi incontri:
20 gennaio 2024
24 febbraio 2024
16 marzo 2024
6 aprile 2024
11 maggio 2024

 

Costo?

Dal 21 ottobre il costo è di € 100 mensili.

Informazioni e Iscrizioni

Nicola Basile

• cell. 3296322722 (lasciare messaggio su whatsapp per essere richiamati)

• mail: nibasile@libero.it

Riflessioni per l’incontro di psicodramma analitico del 02/12/2023

Appunti dal passato prossimo al futuro semplice dell'esperienza in gruppo di Psicodramma

di Nicola Basile

"Specchio del soggetto è un’immagine altra"

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“Il primo elemento. L'immagine allo specchio del soggetto è un’immagine altra rispetto al soggetto, un’immagine che svolge un’azione costituente su di esso, che gli offre dunque un’immagine di sé che altrimenti non avrebbe, gli offre una stoffa, un abito, una forma. Detto altrimenti, il soggetto arriva a esistere, ad avere una propria forma d'esistenza, solo attraverso l’immagine allo specchio.”(1)

Si scorge la forma del futuro della bambina rintracciando il rimosso della donna. La donna intravvede se stessa bambina e la bambina scorge colei che dà vita, colei che nutre. La donna offre una forma al futuro della bambina, il passato “ritorna come estraneità, estraneità che porta con sé ‘l’intimità (di ciò) che è stato” (2), rimosso nella donna. Venere, Cerere e Maia osservano indossando l’epiteto “alma” (3)(4).

“(…) questa “immagine altra” sarà sempre altra, cioè il soggetto non potrà mai coincidere con essa, sia perché appunto è strutturalmente altra, sia perché è in costante anticipo rispetto al soggetto stesso. In sostanza l’immagine allo specchio, immagine altra, offre sì al soggetto una forma, ma una forma con la quale non potrà mai coincidere e rispetto alla quale sarà sempre in difetto.” (5)

"Pelle come confine"

Anche per il maschile la forma o abito è lo strumento per presentarsi all’altro, altro che si identifica in lui e nella sua pelle. “Si può quindi affermare che la scissione primaria e l’idealizzazione del Sé e dell’oggetto si basano su questo processo precoce di contenimento del Sé e dell’oggetto, ognuno entro la rispettiva “pelle” (6). “(…) “o, per usare ancora le parole di Winnicott “la pelle diventa il confine tra il me ed il non-me”. (7)

“Qualcosa di familiare, di intimo, il “più proprio”, viene rimosso, dunque ritorna. Ma ritorna in che forma? Ritorna come estraneità, estraneità che porta con sé ‘l’intimità che è stato’. Inoltre, questa forma particolare di ritorno del rimosso ha per Freud una predilezione per il campo visivo, è questo il luogo privilegiato di questo modo in cui il rimosso ritorna. Privilegiato, è bene ricordarlo, non significa esclusivo.” (8) Si potrebbe dire, solo temporaneamente: chi percepisce è espulso dal percepito, in quanto il percepito è sempre dell’altro.

"Perturbante incontro con la mancanza"

Senza pretendere di aver trovato una conclusione “(…) possiamo dire che per Freud quando nel campo dell’Altro – in particolare in quell’Altro supportato dal campo visivo – si incontra la mancanza si ha perturbante, cioè incontro con la mancanza che si incarna in quanto soggetti, detto altrimenti con la propria condizione di mancanza in cui si è nient’altro che effetto dell’Altro”.(10)

Nel setting dello Psicodramma analitico “non ha alcuna importanza ‘che cosa appaia, ciò che conta è il posto in cui essa appare”, (11) poiché il luogo rende straniero il narratore a se stesso affinché, divenuto giocatore o doppio dell’altro, scorga la mancanza in ciò che viene rappresentato e espresso dalla parola-corpo degli altri partecipanti.

Bibliografia

 

E.T.A. Hoffmann, L’uomo della sabbia, in Racconti notturni, Torino, Einaudi, 2005

(1) Pagliardini Alex - L'oggetto sguardo nell’insegnamento di lacan- Lebenswelt, 5 (2014) https://riviste.unimi.it/index.php/Lebenswelt/issue/view/608 - p.65

(2) Idem p. 67
(3) vocabolario Treccani: “agg. [dal lat. almus «che ristora», dal tema di alĕre «nutrire»], letter. – Che alimenta, che dà e mantiene la vita.
(4) Wikipedia: “fu epiteto di varie divinità romane (come Venere, Cerere e Maia) e che aveva in origine il significato di "che nutre", "che dà vita", acquisendo poi anche il senso di "che fa del bene", "gentile”.
(5) Pagliardini Alex – p. 65
(6) Paluzzi Claudio - Disturbi di apprendimento e transfert sul corpo - Richard e Piggle 31, 1, 2023
(7) Anzieu D (1987). L’Io-pelle. Trad. it., Roma: Borla. In “Disturbi di apprendimento e transfert sul corpo - Richard e Piggle 31, 1, 2023”
(8) Pagliardini Alex – p. 67
(9) sportello di Dürer
(10) Idem – p. 71
(11) Ibidem – p. 71

Come accedere al percorso formativo delle SIPsA?

La SIPsA è organizzata in Centri Didattici.

Il Centro Didattico Aletheia di Roma per l’anno 2023-2024 si è proposto di attivare il Laboratorio di psicodramma analitico di Primo Livello, mensile, un sabato al mese, per favorire la fruibilità.
Coloro i quali, al termine di questo primo laboratorio, mostreranno interesse a proseguire, potranno portare avanti l’esperienza analitica in gruppo anche l’anno successivo. Coloro i quali hanno la qualifica professionale, potranno inoltre sperimentarsi nella posizione di animatore e di osservatore per mezzo della supervisione dei formatori SIPsA.

A chi è rivolto l’incontro mensile del laboratorio di I livello?

È aperto.

Quale è il suo obiettivo?

Ogni domanda cerca una soluzione la cui risposta richiede l’altro. Ciò implica la capacità di attingere alle proprie competenze umane che mutano nel corso del tempo. Poiché non tutte le domande trovano una definizione, né tutte le risposte sono esaurienti, si originano strati di interrogativi che vengono riposti e dimenticati, richiedendo un gravoso dispendio di energie emotive e cognitive solo per conservarle. Avere un luogo e un tempo per poter rappresentare i propri “incompresi” e a volte “incomprensibili” bisogni, personali o professionali rende meno energivoro il lavoro della psiche. Nel gruppo di Psicodramma analitico gli interrogativi sulla realtà del vivere e il vissuto del sogno vengono rivolti alla coppia di analisti, trovando un interlocutore in loro come nei partecipanti. Il gioco psicodrammatico conduce allo svelamento di ciò che nel tempo è stato accantonato e dimenticato, rendendolo materiale riutilizzabile. L’esperienza che si ripete, come la domanda che non ha soluzione perdono la qualità di ostacolo. Infine, grazie alla dimensione corale del setting, ciascuno individua nel tempo originali percorsi di ricerca personali e professionali, potendo utilizzare le risorse celate nell’inconscio.

Chi animerà gli incontri?

Nicola Basile, psicoanalista, didatta SIPsA, lavora a Roma, nello studio “Nuovi Percorsi” in via A. Borelli di Roma di cui è fondatore. Cura dal 2005 il sito https://www.nuovipercorsi.it/.

Alessandra Corridore, Psicoterapeuta, Psicologa Analista con funzione di docenza C.I.P.A.  (Centro Italiano   di   Psicologia   Analitica),   socio I.A.A.P.   (International   Association   for   Analytical   Psychology), associato   SIPsA .   

Dove e quando si svolgerà il prossimo incontro ?

Il 02/12/23 a Roma in via Nomentana 333 C, con il seguente orario:

  • 9,00 -  apertura 
  • 9,15 - 10,30   -  prima seduta
  • 10,30 - 10,45   -  break caffè
  • 10,50 - 12,05  -   seconda seduta
  • 12,10 - 13,10  -   pausa pranzo
  • 13,15 - 14,40  -   terza seduta
  • 14,45 - 16,00  -   quarta seduta

 

Le date dei successivi incontri si concorderanno il
2 dicembre 2023 .

 

Costo?

Dal 21 ottobre il costo sarà di € 100 mensili.

Informazioni e Iscrizioni

Nicola Basile

• cell. 3296322722 (lasciare messaggio su whatsapp per essere richiamati)

• mail: nibasile@libero.it

Riflessioni per l’incontro di psicodramma analitico del 11/11/2023

di Alessandra Corridore

Primo giorno di scuola, siamo sulla soglia tra il conosciuto e lo sconosciuto. Distacco del figlio dalla madre e della madre dal figlio, fantasma dell’assenza, dell’abbandono, ricerca dello sguardo e di un bacio…

Sarà il bacio della signora Darling? Il bacio che tanto aspettavano i tre fratellini Darling, e forse anche Peter Pan, dalla loro mamma e che mai arrivò? Scrive  J. Matthew Barrie: “…la sua bocca dolce e ironica aveva sempre un bacio che Wendy non poteva mai ottenere e che, tuttavia, stava sempre là, perfettamente visibile, sull’angolo destro” (Barrie, 1904, p. 70).

Oppure sarà il bacio che la Strega buona del Nord, di cui parlava L. Frank Baum nel suo romanzo “Il meraviglioso mago di Oz”, da a Dorothy: “ti darò il mio bacio, e nessuno oserà fare del male a una persona che ha ricevuto il bacio della Strega del Nord” (Baum, 1900, p. 19). Neanche le scimmie volanti della Strega dell’Ovest osano farle del male: “Non osiamo nuocere a questa bambina … perché è protetta dal Potere del Bene, che è più grande del Potere del Male” (ibidem, p. 100).

“Allo specchio non mi riconoscevo”

Nella fase dello specchio il bambino gioca davanti allo specchio con le immagini che si riflettono su di esso. Successivamente riconoscerà negli oggetti visti nello specchio delle immagini, tra le quali anche la sua. Rimane a contemplarla affascinato, lo rassicura poiché gli permette di percepirsi come un’unità corporea “e gli dà un fondamento visibile della nozione del proprio Io” (anzieu, 1976, p. 164).

È un processo strettamente legato alla richiesta del bambino dello sguardo altrui, del riflesso dell’altro in se stesso, del riconoscimento da parte della madre o di chi la sostituisce “che dà al riconoscimento della propria immagine più o meno unificata e autonoma da parte del bambino, un carattere di anticipazione rispetto alla sua realtà esistenziale e che imprime per sempre in lui questa necessità di dipendere dall’altro, dal modo (presunto) in cui l’altro lo vede, lo accetta, lo desidera” (croce, 1990, p. 81). Continua Elena Croce affermando che lo sguardo della madre risponde alla richiesta del bambino di essere riconosciuto. Conferma che l’immagine riflessa nello specchio è proprio lui, e crea l’interesse a riconoscersi.

"Specchi che rimandano la mia immagine"

Primo giorno di scuola, moltitudine di bambini, tanti specchi che rimandano la mia immagine. Come per il bambino, Dider Anzieu scrive che, anche la situazione gruppale può essere vissuta come una minaccia per l’unità personale, una messa in questione dell’Io. In una tale situazione ‘plurale’ il rischio è quello di “non esistere più per me stesso, di perdere ogni senso, lacerato tra tante diverse domande; il mio Io si sparpaglia, la mia bella unità immaginaria si frammenta, lo specchio è rotto in più pezzi che rinviano immagini (di sé) sfigurate e differenti. (...) Il gruppo riconduce l’individuo indietro, molto lontano, là dove non era ancora costituito come soggetto, là dove si sente disgregato” (Anzieu, 1976, p. 166).  Ma forse può essere anche il luogo del riconoscimento delle proprie caratteristiche individuali, che solo simbolicamente in ognuno di noi può avvenire, come in un concorso di costruzione di oggetti col pongo, in cui ogni bambino viene premiato per la specificità della sua statuina!

E probabilmente è proprio nel giocare come i bambini, nel dare forma per poi toglierla e crearne un’altra, nel modellare creativamente la sostanza psichica, si può dare vita all’opera, alla scultura che è nascosta già dentro la roccia.

Bibliografia

 

Anzieu D., 1976,  Il gruppo e l’inconscio, Borla, Roma.

Barrie J.M., 1904, Peter Pan, Rusconi Libri, Rimini, 2013.

Baum L.F., 1900, Il meravoglioso mago di Oz, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2001.

Corridore A., Lo psicodramma come teatro di immagini in Quaderni di cultura junghiana, CIPA, n. 2, 2013, pp. 82-91(https://www.psicologia-analitica-junghiana.it/lo-psicodramma-come-teatro-di-immagini/).

Croce E., 1990 , Il volo della farfalla, Borla, Roma.

Come accedere al percorso formativo delle SIPsA?

La SIPsA è organizzata in Centri Didattici.

Il Centro Didattico Aletheia di Roma per l’anno 2023-2024 si è proposto di attivare il Laboratorio di psicodramma analitico di Primo Livello, mensile, un sabato al mese, per favorire la fruibilità.
Coloro i quali, al termine di questo primo laboratorio, mostreranno interesse a proseguire, potranno portare avanti l’esperienza analitica in gruppo anche l’anno successivo. Coloro i quali hanno la qualifica professionale, potranno inoltre sperimentarsi nella posizione di animatore e di osservatore per mezzo della supervisione dei formatori SIPsA.

A chi è rivolto l’incontro mensile del laboratorio di I livello?

È aperto.

Quale è il suo obiettivo?

Ogni domanda cerca una soluzione la cui risposta richiede l’altro. Ciò implica la capacità di attingere alle proprie competenze umane che mutano nel corso del tempo. Poiché non tutte le domande trovano una definizione, né tutte le risposte sono esaurienti, si originano strati di interrogativi che vengono riposti e dimenticati, richiedendo un gravoso dispendio di energie emotive e cognitive solo per conservarle. Avere un luogo e un tempo per poter rappresentare i propri “incompresi” e a volte “incomprensibili” bisogni, personali o professionali rende meno energivoro il lavoro della psiche. Nel gruppo di Psicodramma analitico gli interrogativi sulla realtà del vivere e il vissuto del sogno vengono rivolti alla coppia di analisti, trovando un interlocutore in loro come nei partecipanti. Il gioco psicodrammatico conduce allo svelamento di ciò che nel tempo è stato accantonato e dimenticato, rendendolo materiale riutilizzabile. L’esperienza che si ripete, come la domanda che non ha soluzione perdono la qualità di ostacolo. Infine, grazie alla dimensione corale del setting, ciascuno individua nel tempo originali percorsi di ricerca personali e professionali, potendo utilizzare le risorse celate nell’inconscio.

Chi animerà gli incontri?

Nicola Basile, psicoanalista, didatta SIPsA, lavora a Roma, nello studio “Nuovi Percorsi” in via A. Borelli di Roma di cui è fondatore. Cura dal 2005 il sito https://www.nuovipercorsi.it/.

Alessandra Corridore, Psicoterapeuta, Psicologa Analista con funzione di docenza C.I.P.A.  (Centro Italiano   di   Psicologia   Analitica),   socio I.A.A.P.   (International   Association   for   Analytical   Psychology), associato   SIPsA .   

Dove e quando si svolgerà il primo incontro e i successivi?

Il 11/11/23 a Roma in via Nomentana 333 C, con il seguente orario:

  • 9,00 -  apertura 
  • 9,15 - 10,30   -  prima seduta
  • 10,30 - 10,45   -  break caffè
  • 10,50 - 12,05  -   seconda seduta
  • 12,10 - 13,10  -   pausa pranzo
  • 13,15 - 14,40  -   terza seduta
  • 14,45 - 16,00  -   quarta seduta

 

A seguire i successivi incontri si svolgeranno nelle date del
2 dicembre 2023 con medesimo orario.

 

Costo?

Dal 21 ottobre il costo sarà di € 100 mensili.

Informazioni e Iscrizioni

Nicola Basile

• cell. 3296322722 (lasciare messaggio su whatsapp per essere richiamati)

• mail: nibasile@libero.it

Riflessioni per l’incontro di psicodramma analitico del 21/10/2023

“Mi facevo innanzitutto narrare ciò che era noto alla paziente …”, così Freud nei confronti della signorina Elizabeth. “Ella” (1) parla, racconta e piano piano il testo si esprime e si sviluppa quasi naturalmente, in conseguenza di lontani contenuti rimossi sepolti nell'inconscio e adesso finalmente accessibili. La metafora dell’archeologo, quindi, era poi a disposizione per colmare le lacune, tessere nuove trame a partire dagli elementi ritrovati. Qualche cosa cambia nel soggetto: la sua storia più completa, la sua biografia emotiva è più lucida. Ma non è l'unica storia possibile nel corso della vita e dell'analisi le storie mutano, la vita cambia. Cambia perché racconti vengono narrati con insight sempre maggiori, dando rilievo a particolari prima trascurati. Fare analisi significa anche trasformare una propria storia, prima vissuta come unica- irripetibile- vera, in un'altra più viva che apre il cambiamento. E allora il racconto dell’analizzante è una delle versioni possibili della sua vita così il valore terapeutico della narrazione si fonda su una nuova definizione della realtà che facilita una più adeguata comprensione della vita e che favorisce un più articolato progetto futuro. (2)

Il gioco equivale alla rappresentazione della scena che si costruisce in seduta e che vede coinvolti sia il narratore che porta un discorso e sceglie i suoi personaggi, sia i terapeuti in funzione di animatore e di osservatore. Il valore di costruire una scena psicodrammatica è nell'esperienza che si fa di essere sempre giocati perché il gioco, per sua struttura e da qualsiasi situazione lo si prenda, è un'esperienza che non riusciamo mai a padroneggiare completamente. Allora si rendono necessari, per tutti gli attori coinvolti, gli sforzi per stare al gioco, in una situazione dove i giochi non sono mai veramente fatti. (3)

1 - a cura di Nicola Basile

2 Lemoine Gennie – L’efficacia della rappresentazione - Area Analisi – Rivista Italiana di Psicodramma
Analitico – Anno III – n. 4 -1988 – Ed. Dell’Orso

3 Picinotti Stefania - Convegno Nazionale SiPsA - Il Gioco che cura?! Gesto e Narrazione nello Psicodramma Analitico – 8 ottobre 2023 – testo trascritto da Nicola Basile

Come accedere al percorso formativo delle SIPsA?

La SIPsA è organizzata in Centri Didattici.

Il Centro Didattico Aletheia di Roma per l’anno 2023-2024 si è proposto di attivare il Laboratorio di psicodramma analitico di Primo Livello, mensile, un sabato al mese, per favorire la fruibilità.
Coloro i quali, al termine di questo primo laboratorio, mostreranno interesse a proseguire, potranno portare avanti l’esperienza analitica in gruppo anche l’anno successivo. Coloro i quali hanno la qualifica professionale, potranno inoltre sperimentarsi nella posizione di animatore e di osservatore per mezzo della supervisione dei formatori SIPsA.

A chi è rivolto l’incontro mensile del laboratorio di I livello?

È aperto.

Quale è il suo obiettivo?

Ogni domanda cerca una soluzione la cui risposta richiede l’altro. Ciò implica la capacità di attingere alle proprie competenze umane che mutano nel corso del tempo. Poiché non tutte le domande trovano una definizione, né tutte le risposte sono esaurienti, si originano strati di interrogativi che vengono riposti e dimenticati, richiedendo un gravoso dispendio di energie emotive e cognitive solo per conservarle. Avere un luogo e un tempo per poter rappresentare i propri “incompresi” e a volte “incomprensibili” bisogni, personali o professionali rende meno energivoro il lavoro della psiche. Nel gruppo di Psicodramma analitico gli interrogativi sulla realtà del vivere e il vissuto del sogno vengono rivolti alla coppia di analisti, trovando un interlocutore in loro come nei partecipanti. Il gioco psicodrammatico conduce allo svelamento di ciò che nel tempo è stato accantonato e dimenticato, rendendolo materiale riutilizzabile. L’esperienza che si ripete, come la domanda che non ha soluzione perdono la qualità di ostacolo. Infine, grazie alla dimensione corale del setting, ciascuno individua nel tempo originali percorsi di ricerca personali e professionali, potendo utilizzare le risorse celate nell’inconscio.

Chi animerà gli incontri?

Nicola Basile, psicoanalista, didatta SIPsA, lavora a Roma, nello studio “Nuovi Percorsi” in via A. Borelli di Roma di cui è fondatore. Cura dal 2005 il sito https://www.nuovipercorsi.it/.

Alessandra Corridore, Psicoterapeuta, Psicologa Analista con funzione di docenza C.I.P.A.  (Centro Italiano   di   Psicologia   Analitica),   socio I.A.A.P.   (International   Association   for   Analytical   Psychology), associato   SIPsA .   

Dove e quando si svolgerà il primo incontro e i successivi?

Il 21/09/23 a Roma in via Nomentana 333 C, con il seguente orario:

  • 9,00 -  apertura 
  • 9,15 - 10,30   -  prima seduta
  • 10,30 - 10,45   -  break caffè
  • 10,50 - 12,05  -   seconda seduta
  • 12,10 - 13,10  -   pausa pranzo
  • 13,15 - 14,40  -   terza seduta
  • 14,45 - 16,00  -   quarta seduta

 

A seguire i successivi incontri si svolgeranno nelle date del
11 novembre 2023 e 9 dicembre 2023 con medesimo orario.

La data del 9/12 potrebbe essere anticipata al 2/12/23

Costo?

Dal 21 ottobre il costo sarà di € 100 mensili.

Informazioni e Iscrizioni

Nicola Basile

• cell. 3296322722 (lasciare messaggio su whatsapp per essere richiamati)

• mail: nibasile@libero.it

Contributo all’incontro di psicodramma analitico del 21/10/2023

Scrive Elena Croce:

“Ora è evidente che tra dimensione istituzionale familiare e dimensione del desiderio, inevitabilmente o quasi, c'è conflitto a cominciare dai problemi relativi al posto che la coppia dei genitori offre al bambino e alla funzione che gli è in grado di assumersi, fatto che può risolversi come iscrizione in una catena significante”(…)“Il bambino, come del resto l'adulto, entrano nello psicodramma quando il “gruppo” è già in funzione e vengono quindi a trovarsi in un luogo in cui il legame sociale risulta già abbozzato senza aver potuto prendere parte attiva a questo “abbozzo” Noi ci proponiamo di incontrare questo “abbozzo”, poterlo conoscere, riconoscendolo come frutto dell’Altro, utilizzando gli strumenti dello Psicodramma Analitico “che tendono a opporsi a questo rifugiarsi immaginario in un gruppo unitario e omogeneo come un corpo materno”. (E. B. Croce – 2016)

La SIPsA ha cura di questo processo affinché il dispositivo dello Psicodramma Analitico ci apra gli occhi sull’illusione della funzione psicoterapeutica senza faglie e di una cura che possa definirsi universale. Come ci dice Elena Croce, il setting gruppale dello Psicodramma, riedizione del gruppo famiglia, ci costringerà ad esporre i nostri punti ciechi e ad accettare di essere ancora una volta e per sempre  imperfetti. Proprio questo manterrà vivo il nostro desiderio, la nostra curiosità di esplorare.

Come accedere al percorso formativo delle SIPsA?

La SIPsA è organizzata in Centri Didattici.

Il Centro Didattico Aletheia di Roma per l’anno 2023-2024 si è proposto di attivare il Laboratorio di psicodramma analitico di Primo Livello.
Coloro i quali, al termine di questo primo laboratorio, mostreranno interesse a proseguire, potranno portare avanti l’esperienza analitica in gruppo anche l’anno successivo. Coloro i quali hanno la qualifica professionale, potranno inoltre sperimentarsi nella posizione di animatore e di osservatore per mezzo della supervisione dei formatori SIPsA.

A chi è rivolto l’incontro mensile del laboratorio di I livello?

È aperto.

Quale è il suo obiettivo?

Ogni domanda cerca una soluzione la cui risposta richiede l’altro. Ciò implica la capacità di attingere alle proprie competenze umane che mutano nel corso del tempo. Poiché non tutte le domande trovano una definizione, né tutte le risposte sono esaurienti, si originano strati di interrogativi che vengono riposti e dimenticati, richiedendo un gravoso dispendio di energie emotive e cognitive solo per conservarle. Avere un luogo e un tempo per poter rappresentare i propri “incompresi” e a volte “incomprensibili” bisogni, personali o professionali rende meno energivoro il lavoro della psiche. Nel gruppo di Psicodramma analitico gli interrogativi sulla realtà del vivere e il vissuto del sogno vengono rivolti alla coppia di analisti, trovando un interlocutore in loro come nei partecipanti. Il gioco psicodrammatico conduce allo svelamento di ciò che nel tempo è stato accantonato e dimenticato, rendendolo materiale riutilizzabile. L’esperienza che si ripete, come la domanda che non ha soluzione perdono la qualità di ostacolo. Infine, grazie alla dimensione corale del setting, ciascuno individua nel tempo originali percorsi di ricerca personali e professionali, potendo utilizzare le risorse celate nell’inconscio.

Chi animerà gli incontri?

Nicola Basile, psicoanalista, didatta SIPsA, lavora a Roma, nello studio “Nuovi Percorsi” in via A. Borelli di Roma di cui è fondatore. Cura dal 2005 il sito https://www.nuovipercorsi.it/.

Alessandra Corridore, Psicoterapeuta, Psicologa Analista con funzione di docenza C.I.P.A.  (Centro Italiano   di   Psicologia   Analitica),   socio I.A.A.P.   (International   Association   for   Analytical   Psychology), associato   SIPsA .   

Dove e quando si svolgerà il primo incontro e i successivi?

Il 21/09/23 a Roma in via Nomentana 333 C, con il seguente orario:

  • 9,00 -  apertura 
  • 9,15 - 10,30   -  prima seduta
  • 10,30 - 10,45   -  break caffè
  • 10,50 - 12,05  -   seconda seduta
  • 12,10 - 13,10  -   pausa pranzo
  • 13,15 - 14,40  -   terza seduta
  • 14,45 - 16,00  -   quarta seduta

 

A seguire i successivi incontri si svolgeranno nelle date del
11 novembre 2023 e 9 dicembre 2023 con medesimo orario.

 

Costo?

Dal 21 ottobre il costo sarà di € 100 mensili.

Informazioni e Iscrizioni

Nicola Basile

• cell. 3296322722 (lasciare messaggio su whatsapp per essere richiamati)

• mail: nibasile@libero.it

Riflessioni per un nuovo cammino

Contributi per il
Seminario SIPsA di Polivisione
in setting di Psicodramma analitico
in presenza
del 24 giugno 2023

"Incontrare il mondo fuori dalle stanze di terapia"

di Stefania Falavolti
S.I.Ps.A - Centro Didattico Aletheia - Lazio

È stato detto che: “mettere su un gruppo è innanzitutto mettere in scena il desiderio dell’analista” … ma quale desiderio? Qual era, lontano nel tempo, quel desiderio che fece da levatrice ai primi gruppi di poli visione? Non è dato sapere davvero cosa sia accaduto, era forse per :“incontrare il mondo fuori dalle stanze di terapia?”
Curioso pensiero che il mondo non ci sia negli studi, dove entrano tante persone col loro bagaglio di sofferenze e problemi, chissà quale mai sarà la sostanza del mondo che sfugge e si vorrebbe trovare. Come se quegli essere umani non fossero fatti della stessa carne e dello stesso sangue di quelli di fuori, vittime di guerre e disastri, che ripetuti mille volte nelle cronache visive, finiscono per svaporare come personaggi di un incubo alla luce dell’alba.

"Misurare la distanza"

Occorre misurare la DISTANZA, quella giusta, tra l’uno e l’altro, tra gli altri e noi, così al riparo dei nostri saperi. Bisogna chiedersi se intervenire o astenersi, se rischiare di agire come un occupante che viola un territorio straniero o astenersi, lasciando che il tempo faccia il suo corso. Un dubbio turba il silenzio, se intervenire fosse invece lasciarsi andare ad un incontro ravvicinato con l’alieno che abita anche dentro di noi, e che urla il suo dolore, la sua rabbia fatta di paura e di impotenza. Non chiudere gli occhi allora ma aprirli su uno spazio di presenza e riuscire a vedere la morte che ci cammina accanto dal primo vagito. Non è un fantasma, è questo il reale che ci paralizza e ci affascina, che ci toglie la parola, cosa possiamo dire su di essa, innegabile padrona delle nostre vite?

"La grande bugia"

La pandemia irrompe come un tornado, ci fa ritirare da quel mondo che cerchiamo e che solo ora ci appare così ostile e così bello, nei suoi cieli purificati per qualche mese dalle nostre scorie, dagli animali tornati liberi nei mari e nelle città, ad essere in gabbia siamo noi ora, quelli che si credevano i padroni della terra. Nella distanza forzata anche da quelli che ci sono più cari, nell’esclusione dei corpi, ridotti a fotogrammi, riscopriamo l’invincibile desiderio di contatto, ci accorgiamo che è possibile fermarsi, guardare ed ascoltare. È esplosa la grande BUGIA che rincorrendo l’irraggiungibile eudemonia, si potesse sconfiggere Lei, la nera Signora.

“Casa di un altro mondo"

Sorge così la tentazione di costruirci una “casa di un altro mondo” dove incontrare una nuova versione di noi e delle nostre vite, riscriverle da capo, riscoprire forse quanto, lungo il nostro cammino sull’orlo dell’abisso, sia fondamentale e bellissimo cercare di incontrare l’altro, sia dentro che fuori di noi, anche se solo per un fugace attimo, anche se costerà dolore.

“Ecco! Incominciamo”

di Novella Basile
S.I.Ps.A. - Centro Didattico Neoarchè - Puglia
“Ecco! Incominciamo” come a dire “Ci siamo! Andiamo a vedere!”, con la promessa che alla fine ne sapremo di più.
È così che è incominciata per me l’esperienza con la Polivisione. Era giugno del 2020 e il mondo stava vivendo un momento di grande difficoltà. Un piccolo essere invisibile e perturbante insidiava i nostri corpi, ci costringeva a fare i conti con l’imprevedibilità e la precarietà della vita. Come lo specchio che, nella fiaba della Regina della Neve, va in frantumi e con le sue schegge manda il mondo sottosopra seminando il male, così l’invisibile Sars19 destabilizza, spaventa, rinchiude gli umani in un guscio protettivo. Ma proprio quando le porte sembrano tutte chiuse ecco che si aprono le finestrelle ed io intraprendo un bel viaggio che si chiama polivisione.

“Rete”

La rete ci aiuta e ci consente di comunicare dandoci la possibilità di nuovi incontri. Si accorciano le distanze e si avverte la vicinanza al di là dello spazio. Ci siamo, ci guardiamo, ci parliamo e iniziamo un percorso insieme. L’incontro con i miti e con le fiabe mi riporta all’immaginario dell’infanzia e mi permette di rileggere il nuovo senso di narrazioni tutt’altro che rassicuranti. Le fiabe ci conducono nel fitto bosco dei nostri fantasmi dove ci si può perdere, ci si può smarrire, si può inciampare nei rovi, ma si può anche ritrovare la strada del proprio desiderio. Strada non sempre lineare, spesso impervia e difficoltosa, ma che merita di essere percorsa.

“Si può vedere in tanti modi”

 Poli/visione, cioè si può vedere in tanti modi, scoprire più orizzonti della visione, si può cogliere in superficie, ma si può andare in profondità: ci sono sguardi che ci hanno turbato, sguardi che abbiamo temuto e sguardi che ci hanno accarezzato. E poi la voce, questa sconosciuta che sembra non appartenerci, che quando esce si perde, la voce è un oggetto perduto, ci sfugge, se ne va.  Voce di dentro e voce che se ne va, si perde nel momento della sua emissione, oggetto così intimo e così altro. Sguardi, voci ed ora il corpo che torna a farsi vedere per intero, a esigere la sua presenza, a incontrare l’altro senza schermi, che velano, che lasciano intravvedere, ma che nascondono. Ognuno di noi può essere Kai o Gerda espressione dell’assenza di emozioni, dell’indifferenza oppure della ricerca dettata dal desiderio dell’incontro con l’altro.

“L'ideale idoneità”

di Giuseppe Preziosi

S.I.Ps.A - Centro Didattica Apeiron - Lazio
“Gli analisti sono persone che hanno imparato a esercitare un'arte determinata e per il resto si deve concedere loro di essere uomini come gli altri[...] Che il futuro analista sia un uomo perfetto prima di iniziare a occuparsi di analisi e, cioè, che a questa professione (Beruf) si dedichino esclusivamente persone di tanto elevata e rara perfezione, chiaramente non si può pretendere. Ma dove e come il poveretto si può procurare l'ideale idoneità di cui abbisogna nella professione?”

Freud continua poi con altre parole ed altre riflessioni, io preferisco fermarmi qui, a questa domanda. E rispondermi  che il “poveretto” rinunciando ad un “ideale idoneità di professione” ritrova ogni volta il suo desiderio nella possibilità di concludere e riaprire, nel fondare e terminare. Nell' appassionarsi alla soglia, alla marginalità di un sempre inconcluso, insaturo sento spesso dire nei corridoi della Scuola. Un continuo rilancio che nutre e interroga dispositivo, teoria e prassi.

Crediti

Freud Sigmund - Analisi terminabile e interminabile_ Bollati Boringhieri 1977
Basile Nicola - S.I.Ps.A - Centro Didattico Aletheia - Lazio -  Fotografie di San Bruzio, Magliano in Toscana.
La principessa delle Nevi - fiaba russa

Contatti e informazioni

Il seminario del 24/06/2023, h 9,30-13,00, in presenza in via Nomentana 333/c è aperto a coloro che con noi desiderano interrogare attraverso il dispositivo dello Psicodramma analitico, i nodi che la relazione di cura pone alla società. Il seminario come sempre non è gratuito. La partecipazione richiede la fatica del proprio esserci e il desiderio della psicoanalisi.
Per per poter ricevere informazioni scrivere a Nicola Basile - nicolabasile.edu@gmail.com
nuovipercorsiviaborelli@gmail.com, indicando il proprio nome, professione, numero di telefono.
Riceverete una mail e messaggio WhatsApp di conferma.
Altrimenti inviare un messaggio WhatsApp a Nicola Basile - 3296322722

POLIVISIONE

a cura di Nicola Basile

25 | MARZO  2023 | h 9,00 13,00
c/o Asilo Nido Per Fare Un Fiore via Nomentana 333/c Roma

POLIVISIONE SEMINARIO IN SETTING DI PSICODRAMMA ANALITICO

Il seminario del 25/03/2023 è aperto a coloro che con noi desiderano interrogare attraverso il dispositivo dello Psicodramma analitico, i nodi che la relazione di cura pone alla società. Il seminario come sempre non è gratuito. La partecipazione richiede la fatica del proprio esserci e il desiderio della psicoanalisi.
Per informazioni scrivere a: nicolabasile.edu@gmail.com
indicando il proprio nome, professione, numero di telefono. Riceverete una mail e messaggio WhatsApp di conferma.
Altrimenti inviare un messaggio WhatsApp a Nicola Basile - 3296322722

Riflessi di notte

“Intervenire o astenersi? Questo è il problema.”

elaborazione dell’esperienza di osservazione
seminario SIPsA on line di Polivisione
in setting di Psicodramma analitico
febbraio 2023
dott.ssa Stefania Falavolti

"Assenza di corpi”.

Si è partiti da qui nella seduta in assenza di corpi, ognuno chiuso nella propria finestrella. Facile assentarsi, dissimulare disagio o imbarazzo.
Fluttua una domanda: intervenire per aiutare, può significare una occupazione, quasi militare, dello spazio dell’altro, entrare nel suo territorio da nemico fingendosi amico; pensare di liberarlo e farlo stare bene per forza, dall’alto di chi sa cosa sia il suo bene?

"Fare finta di non vedere o non vedere davvero?"

All’opposto astenersi cosa può significare? Lasciare che l’altro si liberi, ne trovi le forze o tenersi fuori dalla relazione? Forse ritirarsi e trincerarsi nel proprio spazio sicuro, protetto da regole astratte, nell’illusione di proteggersi dal contagio. Fare finta di non vedere o non vedere davvero la carne lacerata ed il sangue di persone ferite, traumatizzate ed abbandonate, umiliate. Non tendere, non solo e non tanto una mano od un cibo, ma uno sguardo vero ed un ascolto attento che restituisca dignità di persona. Poter sopportare il dolore dell’altro scoprendo che non è poi così diverso dal nostro, di ieri e se non di oggi forse di domani, che anche la nostra carne sanguina, anche la nostra anima si lacera. Questa somiglianza consente di comunicare pur con linguaggi diversi. Anche astenersi allora può diventare qualcosa di ostile, se fatto per sentirsi superiori alle fragilità umane. Nessuna analisi, per quanto lunga ed accurata, potrà mai, per fortuna! Guarire tutti i mali e far scomparire tutti i buchi…Non esiste una soluzione certa e perfetta.

"Conservare la fiducia di poter risalire insieme"

Abbandonarsi un po' è lasciarsi cadere in una voragine oppure scendere, accompagnando l’altro negli Inferi, scoprirne i gironi, riconoscere volti e pene già noti, trovarne di inaspettati e terribili. Occorre conservare la fiducia di poter risalire insieme, provare a credere di poter volare come l’eterno bambino Peter ed i suoi amici che lui fa cospargere di polvere magica. Anche questo, però, rappresenta un rischio, quello di farsi catturare dalla fantasticheria di un mondo immaginario e restare prigionieri dell’Isola che non c’è. Tale pericolo può fare persino più paura del contagio del dolore e della morte.

“Colui che soffre è in perenne rivolta contro la realtà…"


Ad un grande baratro di fuoco si contrappone un empireo senza confini certi, in entrambi i casi ci si sente “sperduti”, bruciati o trasformati, direi fuori luogo. Il punto è che, come dice Ferenczi “colui che soffre è in perenne rivolta contro la realtà…è fuori di sé”[1] sempre più estraneo a sé stesso, ognuno perso in un proprio mondo infernale od estatico, dominato da leggi e linguaggi incomunicabili, più di quanto ciascuno di noi non lo sia già.

"Occorre una guida"

Per trovare la strada di casa e riuscire a ri-conoscersi spesso occorre una guida, almeno un poco più esperta, che abbia attraversato e superato lo stesso cammino e simili paure, ma sappia accettare di poter sbagliare e cadere di nuovo ma con la consapevolezza di sapersi, magari a fatica, rialzare. Guide e/o compagni di un viaggio difficile e pericoloso, questo il lavoro di un gruppo, soprattutto in presenza, corpi che incontrano altri viandanti, che possono riconoscersi fra naufraghi e fuggiaschi, anche se di vari colori e multipli idiomi. Ci si può guardare ed alzarsi dalla sedia, mettendo in comune il poco ed il molto che ogni essere umano reca con sé. Riuscire a scalare montagne e guardare negli abissi mantenendo i propri passi saldi sul sentiero, uno sguardo verso il cielo ed un altro alla meta lontana. Ritrovarsi alla fine, attraversato il mare in tempesta, intorno ad un fuoco che scalda ma non brucia, confrontando incubi e sogni, paure e speranze, rimpianti e progetti, scoprendo con stupore di essere riusciti a comunicarsi qualcosa.

Note:

[1] Sandor Ferenczi  “Diario Clinico” pag. 85-86, Raffaello Cortina ed., Milano 1988
[2] Fotografie di Nicola Basile

Contatti e informazioni

Il seminario del 25/03/2023, h 9,30-13,00, in presenza in via Nomentana 333/c è aperto a coloro che con noi desiderano interrogare attraverso il dispositivo dello Psicodramma analitico, i nodi che la relazione di cura pone alla società. Il seminario come sempre non è gratuito. La partecipazione richiede la fatica del proprio esserci e il desiderio della psicoanalisi.
Per per poter ricevere informazioni scrivere a Nicola Basile - nicolabasile.edu@gmail.com
nuovipercorsiviaborelli@gmail.com, indicando il proprio nome, professione, numero di telefono.
Riceverete una mail e messaggio WhatsApp di conferma.
Altrimenti inviare un messaggio WhatsApp a Nicola Basile - 3296322722

“Incespicare”

INCESPICARE

dalla polivisione del 24 /02/2023 alla polivisione del 25/03/2023
di Nicola Basile

 

 

Incipit

Come incipit della sessione aperta [2], Giuseppe Preziosi aveva rintracciato la richiesta di realizzazione della cura e il bisogno di poter toccare con un dito l’orizzonte dello stare bene, enunciati nel sacrosanto diritto di aspirare al guarire di chi soffre. In questi bisogni, diritti e desideri, Preziosi intravvedeva una logica commerciale che si esplicitava nella preghiera di tornare normali per essere riammessi da buoni consumatori, nella comunità da cui ci si sente esclusi.

 

Far di conto

Sappiamo che nella relazione di cura si deve fare i conti anche con il dare qualcosa in cambio, sofferenza contro benessere, pagare per ottenere qualcosa che non si sa dove andare a trovare, quando si rimane nell’etica in cui la vita umana è il primo valore da salvaguardare- Quando non c’è altro che passaggio di moneta per avere più moneta, come nelle truffe in cui si raggirano i deboli in nome di eventi millenaristici [3] si concretizza il rischio della speculazione economica. Il prendere cura di sé stessi tuttavia può scartare, interpreto così lo scritto di Preziosi, la questione del valore  nella nostra società, valore sempre alienato dal soggetto che ha perso la capacità produttiva e i mezzi per realizzarla se assieme al valore della vita umana si aggiunge quello della parola vera, quella che sfugge dal controllo, come nel sogno, nel lapsus, nelle metafore e metonimie interpretate dalle diverse forme artistiche.

Perdita di valore

Il valore si disperde, si volatilizza nei mercati azionari come nei sentimenti e nelle relazioni, se la parola diviene puro mezzo di propaganda politica, economica, ideologica, commerciale, rendendosi muta e inconoscibile. In effetti qualsiasi oggetto del nostro vivere quotidiano dopo un certo tempo perde il suo valore economico e con esso purtroppo il suo valore di uso, per andare nella direzione del rifiuto o dell’oggetto di antiquariato. Nel primo come nel secondo caso se non sappiamo come utilizzare la perdita delle caratteristiche di utilizzabilità di quell’oggetto, l’oggetto diverrà il problema di come smaltire qualcosa di inutilizzabile.

Il caso delle pile elettriche

È il caso delle semplici pile elettriche che una volta esaurito lo scambio di elettroni, divengono un dilemma per l’ecosistema, se qualcuno non le recupera e ne riutilizza i materiali. Le pile esaurite, quindi, vanno raccolte e non abbandonate come lo scarto dei nostri processi inconsci di pensiero che, se abbandonato e non riutilizzato, si fa materiale inquinante. Il desiderio può fare la stessa fine delle pile, inizialmente esso cerca degli spazi dove investire massivamente molte energie, lasciandone altri sprovvisti. La ricerca di amore può distrarre dall’affermazione negli studi come nel lavoro e viceversa creando disequilibri e spostamenti da una zona altra della vita emotiva e cognitiva dell’uomo, che andranno in seguito riequilibrati in un processo in cui tutto è continuamente mutevole ma che abbisogna di un equilibrio dinamico.[4]
Se l’equilibrio si fa statico, come nelle pile esauste, non c’è produzione di creatività ma una sorta di inutilità del desiderio stesso che lo fa sembrare irrecuperabile nonché superfluo, poiché viene sopraffatto dal bisogno di oggetti consumabili.

Vita sotto i rifiuti

Dal momento che il desiderio non può rassegnarsi all’inutilità, esso, pur di vivere, si nasconde sotto strati di rifiuti, difesa che anziché proteggerlo, lo immobilizza e alla lunga lo degrada. Il desiderio di vivere che vaga nei cassonetti delle nostre città, attrae coloro che vivevano di artigianato e migrazione fino a metà del ‘900, degradando abilità e tradizioni di una civiltà millenaria che sapeva ammaestrare i cavalli, riparare gli attrezzi agricoli, stagnare le pentole, creare musicalità struggenti che chiamiamo flamenco. E poiché nei cassonetti finisce il superfluo del superfluo, supermarket di ciò che per essere valorizzato richiede altro commercio, assistiamo a un’attribuzione di valore a una merce che chiamiamo rifiuti che rende rifiuti gli uomini e le donne che ne fanno merce.

Riutilizzo delle materie prime

Anche la parola, posta all’ascolto di qualcuno che non le chiede di rilucere ma la sottopone alla possibilità di non temere di essere catturata e esposta al commercio che l’ha svalutata, può accedere al riutilizzo delle sue materie prime, che nel caso dell’uomo e non delle pile, sono le relazioni con gli oggetti di amore della vita che altro non sono che i personaggi che hanno dato vita al dramma interno di ogni vita. Lo strumento parola, se viene disinvestito dal potere della fascinazione che accompagna la seduzione, permette il dire ciò che era stato scartato, rimosso, buttato, indifferenziato, liberando sonorità e colori sepolti sotto cumuli di sintomi.

Parole e parole

Avviene che, a febbraio di questo anno, il gruppo in setting di psicodramma analitico, trovi la parola di giovani uomini e donne che unendo le mani dipinte di giallo e blu, parlano dello strazio della carne viva della guerra da una scala di emergenza, palcoscenico coerente per lanciare simboli iconici e letterari che nutrano la vita e non confezionino bombe. Noi con loro affidiamo la preghiera alla voce di un megafono, affinché le onde sonore possano giungere all’altro. I portatori di queste parole e del gesto di solidarietà sono gli stessi giovani uomini e donne che parole come Pdp, curriculum, programmazione, valutazione, rendimento, rispetto mettono spesso all’angolo della vita stessa.

Il soggetto che non si rassegna

Chi è colei, chi è colui che li ricorda durante la sessione della Polivisione? È un uomo, è una donna, è il soggetto che non si rassegna a cercare la parola che può far uscire dall’emergenza, stratificazione di terre inquinate di difficile smaltimento soprattutto quando non ci sono strumenti culturali ma armi a risuonare nell’aria.  Il soggetto discorre riconoscendo la sua fragilità, poiché sa di non esistere se non  sa riconoscere il nucleo di desideri che lo ha originato, non importa né come né dove. In quella manciata di minuti in cui si svolge il seminario di Polivisione in setting di psicodramma analitico, si esplicita una frase interrogativa che si può scrivere approssimativamente così: “se non c’è il desiderio di dare origine alla vita e di afferrarla, la vita stessa non è data e il soggetto scompare”.

Il tragitto si interrompe

In una moderna e veloce metropolitana europea, il tragitto di una donna si interrompe davanti a un padre, una madre e una bambina, una famiglia che attende il turno per essere ammessi nell’Europa colta e progressista. Non chiedono, sono immoti eppure catturano il suo sguardo. Lei è straniera come loro in quelle gallerie, porta con sé un pacchetto, un piatto preparato per altri. Li supera, l’occhio forse non voleva farsi strappare il bene che le mani sorreggevano, ma la pietanza si fa inciampo, diviene offerta, baratto tra ciò che era e ciò che può essere. La pietanza si riempie di pietas. Durante il gioco drammatico, si ascolta un dialogo dove si incrocia la traduzione balbettante di almeno tre lingue, greco, inglese e italiano e un “Thank you” che risuona breve, acuto e grave a seconda di chi lo emette. Non c’è persecutore e perseguitato, uomini e donne, infans e simbolo si stringono per darsi una mano. Il giorno dopo quell’incontro, lo stesso luogo della stessa moderna metropolitana europea si fa cornice per l’assenza di corpi. I tre hanno forse ripreso il loro viaggio e la narratrice è alle prese con i resti di quel incontro: simbolo di tutti gli incontri possibili poiché l’incontro ora è in lei come nell’altro che è lontano.

Inciampo

Lo psicoanalista, di certo non nuovo alla conduzione del setting, inciampa anche lui, non ha parole a denominazione di origine controllata da offrire, poiché anche lui si riconosce nella staticità della pila esausta e ne soffre; ha memoria della fragranza di una pietanza il cui viaggio non troverà il porto sicuro perché intercettata dall’emersione della domanda silenziosa, evocata dalle traduzioni impossibili di continenti fratelli e terre sorelle nei sotterranei anonimi di una metropolitana.
Oggi siamo soltanto a 73, la conta che il mare di Cutro continua a scrivere sulla sabbia, pieno di rabbia per chi raggira i vivi con parole vuote, lui custode dei resti come della vita.
E la conta non sappiamo quando si fermerà.

note

[1] Conduzione del seminario di Polivisione, in setting di psicodramma analitico, febbraio 2023.
[2] Aperta a coloro che interrogano il desiderio della psicoanalisi nei gangli della società, essendo o non essendo psicoanalisti, invitati per aver lasciato scorrere parole che non chiedono e non chiedevano il brillio del futile e del consumo, svoltasi il 24/02/23.
[3] Vedi quanto sta accadendo nel comune di Roma a Trevignano, dove il terzo giorno di ogni mese folle attendono le lacrime di sangue da una statuina della Madonna acquistata a Medjugorje.
[4] I fatti che ci hanno indotto a credere nell'egemonia del principio di piacere nella vita psichica trovano espressione anche nell'ipotesi che l'apparato psichico si sforzi di mantenere più bassa possibile, o quantomeno costante, la quantità di eccitamento presente nell'apparato stesso. Quest'ipotesi non è che una diversa formulazione del principio di piacere, poiché se il lavoro dell'apparato psichico mira a tenere bassa la quantità di eccitamento, tutto ciò che ha invece la proprietà di aumentare tale quantità deve essere necessariamente avvertito come contrario al buon funzionamento dell'apparato, e cioè come spiacevole. Il principio di piacere consegue dal principio di costanza, invero il principio di costanza è stato infierito dai fatti che ci hanno obbligati ad adottare il principio di piacere … eppure dobbiamo ammettere che a rigore non è esatto parlare di un'egemonia del principio di piacere sul flusso dei processi psichici la legge demonia esistesse la stragrande maggioranza dei nostri processi psichici sarebbe accompagnata da piacere o porterebbe al piacere, mentre l'universale esperienza si oppone energicamente a questa conclusione punto dobbiamo dunque limitarci a dire che nella psiche esiste una forte tendenza al principio di piacere virgola che però è contrastata da altre forze o circostanze, talché il risultato finale non può essere sempre in in accordo con la tendenza al piacere. Freud, S. (1920) Al di là del principio di piacere, OSF IX
[5] tutte le fotografie sono state scattate da Nicola Basile

Contatti e informazioni

Il seminario del 25/03/2023, h 9,30-13,00, in presenza in via Nomentana 333/c è aperto a coloro che con noi desiderano interrogare attraverso il dispositivo dello Psicodramma analitico, i nodi che la relazione di cura pone alla società. Il seminario come sempre non è gratuito. La partecipazione richiede la fatica del proprio esserci e il desiderio della psicoanalisi.
Per per poter ricevere informazioni scrivere a Nicola Basile - nicolabasile.edu@gmail.com
nuovipercorsiviaborelli@gmail.com, indicando il proprio nome, professione, numero di telefono.
Riceverete una mail e messaggio WhatsApp di conferma.
Altrimenti inviare un messaggio WhatsApp a Nicola Basile - 3296322722